domenica 21 giugno 2009

Fernando Scrive

La proposta di legge sull’integrazione dei cittadini immigrati

Gli spostamenti per motivi di lavoro da parte dei cittadini dei Paesi in Via di Sviluppo, sono la conseguenza della sbagliata e perversa politica della distribuzione diseguale di opportunità/ricchezza intenzionalmente imposta dalle nazioni a sviluppo avanzato (occidentali). Una politica che ha creato e continua a creare notevoli differenze di reddito tra le popolazioni del mondo. Se poi, alla scarsità delle opportunità di produrre un reddito (Paesi in Via di Sviluppo) si associa alla forte richiesta di manodopera dei paesi sviluppati, si hanno le massicce migrazioni che conosciamo nell’attuale congiuntura internazionale.
Ma se l’immigrazione è voluta perché reca vantaggi di non poco conto all’economia del paese, sul piano dell’inserimento sociolavorativo dei protagonisti, il fenomeno è male gestito e lascia desiderare.
Al posto di una politica finalizzata all’accoglienza, all’accompagnamento ed al pieno inserimento nella società, prevale l’adozione di provvedimenti legislativi che violano, non solo i valori fondanti della Costituzione Italiana, ma anche i Diritti Universali della Persona e dei Popoli, diritti promulgati dalle Nazioni Unite nel 1948. Infatti, il primo articolo della dichiarazione universale dei diritti umani recita “Tutti gli esseri umani nascono liberi e sono uguali in dignità e diritti…”.
Come emerge da più parti, l’integrazione significa fare parte del sistema della società dove uno vive senza essere considerato cittadino di serie B. Integrazione significa inoltre, vivere in una società aperta dove è possibile coniugare i repertori culturali del Paese d’origine con quelli della società d’arrivo. Si può parlare d’integrazione in una società dove le seconde generazioni d’immigrati possono accedere alle stesse opportunità educative, formative e occupazionali dei loro coetanei autoctoni.
Altri temi importanti da inserire nella proposta di legge riguardano il diritto di voto (nelle elezioni comunali e provinciali) agli immigrati residenti, il riconoscimento dei titoli di studio acquisiti nei Paesi d’origine, la mobilità sociale nel mercato del lavoro (imprenditoria), le pari opportunità anche sul piano di genere. Infine, bisognerà tenere con molta considerazione l’atteggiamento dei media nei riguardi del fenomeno immigrazione.
La Provincia di Bolzano avrebbe dovuto rappresnetare un contesto di maggiore integrazione degli immigrati in quanto, uno dei principi fondanti l’autonomia è proprio quello del rispetto delle culture altre anche se (ad oggi) ciò riguarda soltanto i tradizionali gruppi linguistici (tedesco, italiano e ladino). Assistiamo quindi all’analogo atteggiamento di chiusura che si osserva nel resto del paese. Anzi, segnaliamo il fatto che la Provincia di Bolzano si presenta con un serio ritardo sul tema dell’integrazione rispetto ad alcune regioni/province italiane che dispongono da diversi anni di orientamenti politici finalizzati all’integrazione dei nuovi cittadini. Non solo, nella realtà altoatesina, ci sono preoccupanti ed oggettive avvisaglie verso l’emanazione di normative volte ad ostacolare, a rendere ulteriormente macchinoso il percorso d’inserimento sociolavrativo degli immigrati.
È in virtù di questo sistematico scenario razzista e discriminante che la Rete dei Diritti dei Senza Voce ritiene indispensabile ed opportuno avviare – da subito - un’iniziativa finalizzata ad elaborare una bozza di legge sull’integrazione dei cittadini stranieri, proposta da sottoporre all’attenzione delle Istituzioni provinciali competenti. La produzione di tale documento verrà preceduta da un lavoro sul campo, ovvero, avverrà dal basso e comprenderà, oltre ai diretti interessati, tutti gli attori istituzionali implicati a vario titolo con il fenomeno immigrazione.
Più concretamente, verranno svolti incontri di discussione (socializzazione) - nei vari comuni della Provincia di Bolzano - sul tema dell’integrazione dei cittadini stranieri con: le opinion leader delle associazioni nazionali degli immigrati, gli operatori dei servizi pubblici (i servizi sociali, gli uffici legati al mercato del lavoro, le confederazioni sindacali, l’edilizia agevolata, le consulte immigrati, ecc.) ed i professionisti del privato sociale (associazioni di mediazione interculturale, volontariato, Caritas, ecc.). Sottolineiamo il fatto che il lavoro di socializzazione/discussione interesserà tutti i tre gruppi linguistici della Provincia di Bolzano.
Siamo convinti che solo una discussione libera e partecipata (in maniera capillare) potrà fornire importanti elementi conoscitivi circa la condizione di vita degli immigrati nella sua complessità ed eterogeneità e nello stesso tempo, consentire la stesura di una proposta realistica ed ampiamente condivisa dalla società sul tema dell’integrazione dei nuovi cittadini nella Provincia di Bolzano.

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