giovedì 28 maggio 2009
Scrive Fernando
La proposta di legge sull’integrazione dei cittadini immigrati
Gli spostamenti per motivi di lavoro da parte dei cittadini dei Paesi in Via di Sviluppo, sono la conseguenza della sbagliata e perversa politica della distribuzione diseguale di opportunità/ricchezza intenzionalmente imposta dalle nazioni a sviluppo avanzato (occidentali). Una politica che ha creato e continua a creare notevoli differenze di reddito tra le popolazioni del mondo. Se poi, alla scarsità delle opportunità di produrre un reddito (Paesi in Via di Sviluppo) si associa alla forte richiesta di manodopera dei paesi sviluppati, si hanno le massicce migrazioni che conosciamo nell’attuale congiuntura internazionale.
La presenza in Italia di numerosi gruppi nazionali di immigrati provenienti da ogni parte del mondo, lavoratori chiamati e quindi voluti dallo Stato, ha segnato una percepibile e radicale trasformazione dell’assetto sociale e culturale della stessa società italiana.
Ma se l’immigrazione è voluta perché reca vantaggi di non poco conto all’economia del paese, sul piano dell’inserimento sociolavorativo dei protagonisti, il fenomeno è male gestito e lascia desiderare.
In effetti, nonostante la presenza strutturale degli immigrati e sebbene continuino ad arrivare ogni anni nuovi lavoratori, paradossalmente, assistiamo oramai da anni, ad un palese immobilismo della classe politica, immobilismo che lascia spazio alla gestione - di un fenomeno così complesso quale è quello dell’immigrazione - di tipo emergenziale e spontaneismo. Al posto di una politica finalizzata all’accoglienza, all’accompagnamento ed al pieno inserimento nella società, prevale l’adozione di provvedimenti legislativi che violano, non solo i valori fondanti della Costituzione Italiana, ma anche i Diritti Universali della Persona e dei Popoli, diritti promulgati dalle Nazioni Unite nel 1948. Infatti, il primo articolo della dichiarazione universale dei diritti umani recita “Tutti gli esseri umani nascono liberi e sono uguali in dignità e diritti…”.
L’inasprimento delle leggi sull’immigrazione è da imputare soprattutto all’orientamento di alcuni schieramenti politici che attuano una forma di chirurgia sociale e vedono nell’immigrato il capro espiatorio di tutti i mali del paese, specie alla vigilia delle campagne elettorali. L’esempio lampante è dato dal pacchetto sicurezza (in corso di approvazione in Parlamento) e guarda a caso, in procinto delle prossime elezioni europee previste per il mese di giugno 2009.
Naturalmente, ciò crea serie difficoltà, sia ai singoli immigrati nella vita di tutti i giorni, sia sul versante sociale con i cittadini autoctoni. E`in questo senso che sono in gioco alcuni importanti valori universali tra i quali: il riconoscimento delle culture altre, la concezione della diversità come un valore aggiunto (arricchimento culturale), la partecipazione attiva di tutti i cittadini nella costruzione e nello sviluppo di una società del futuro, di una società inter-etnica ed interculturale in continua e rapida trasformazione.
Come emerge da più parti, l’integrazione significa fare parte del sistema della società dove uno vive senza essere considerato cittadino di serie B. Integrazione significa inoltre, vivere in una società aperta dove è possibile coniugare i repertori culturali del Paese d’origine con quelli della società d’arrivo. Si può infine parlare d’integrazione in una società dove le seconde generazioni d’immigrati possono accedere alle stesse opportunità educative, formative e occupazionali dei loro coetanei autoctoni.
La Provincia di Bolzano avrebbe dovuto rappresnetare un contesto di maggiore integrazione degli immigrati in quanto, uno dei principi fondanti l’autonomia è proprio quello del rispetto delle culture altre anche se (ad oggi) ciò riguarda soltanto i tradizionali gruppi linguistici (tedesco, italiano e ladino). Assistiamo quindi all’analogo atteggiamento di chiusura che si osserva nel resto del paese. Anzi, segnaliamo il fatto che la Provincia di Bolzano si presenta con un serio ritardo sul tema dell’integrazione rispetto ad alcune regioni/province italiane che dispongono da diversi anni di orientamenti politici finalizzati all’integrazione dei nuovi cittadini. Non solo, nella realtà altoatesina, ci sono preoccupanti ed oggettive avvisaglie verso l’emanazione di normative volte ad ostacolare, a rendere ulteriormente macchinoso il percorso d’inserimento sociolavrativo degli immigrati.
È in virtù di questo sistematico scenario razzista e discriminante che la Rete dei Diritti dei Senza Voce ritiene indispensabile ed opportuno avviare – da subito - un’iniziativa finalizzata ad elaborare una bozza di legge sull’integrazione dei cittadini stranieri, proposta da sottoporre all’attenzione delle Istituzioni provinciali competenti. La produzione di tale documento verrà preceduta da un lavoro sul campo, ovvero, avverrà dal basso e comprenderà, oltre ai diretti interessati, tutti gli attori istituzionali implicati a vario titolo con il fenomeno immigrazione.
Più concretamente, verranno svolti incontri di discussione (socializzazione) - nei vari comuni della Provincia di Bolzano - sul tema dell’integrazione dei cittadini stranieri con: le opinion leader delle associazioni nazionali degli immigrati, gli operatori dei servizi pubblici (i servizi sociali, gli uffici legati al mercato del lavoro, le confederazioni sindacali, l’edilizia agevolata, le consulte immigrati, ecc.) ed i professionisti del privato sociale (associazioni di mediazione interculturale, volontariato, Caritas, ecc.). Sottolineiamo il fatto che il lavoro di socializzazione/discussione interesserà tutti i tre gruppi linguistici della Provincia di Bolzano.
Siamo convinti che solo una discussione libera e partecipata (in maniera capillare) potrà fornire importanti elementi conoscitivi circa la condizione di vita degli immigrati nella sua complessità ed eterogeneità e nello stesso tempo, consentire la stesura di una proposta realistica ed ampiamente condivisa dalla società sul tema dell’integrazione dei nuovi cittadini nella Provincia di Bolzano.
Gli spostamenti per motivi di lavoro da parte dei cittadini dei Paesi in Via di Sviluppo, sono la conseguenza della sbagliata e perversa politica della distribuzione diseguale di opportunità/ricchezza intenzionalmente imposta dalle nazioni a sviluppo avanzato (occidentali). Una politica che ha creato e continua a creare notevoli differenze di reddito tra le popolazioni del mondo. Se poi, alla scarsità delle opportunità di produrre un reddito (Paesi in Via di Sviluppo) si associa alla forte richiesta di manodopera dei paesi sviluppati, si hanno le massicce migrazioni che conosciamo nell’attuale congiuntura internazionale.
La presenza in Italia di numerosi gruppi nazionali di immigrati provenienti da ogni parte del mondo, lavoratori chiamati e quindi voluti dallo Stato, ha segnato una percepibile e radicale trasformazione dell’assetto sociale e culturale della stessa società italiana.
Ma se l’immigrazione è voluta perché reca vantaggi di non poco conto all’economia del paese, sul piano dell’inserimento sociolavorativo dei protagonisti, il fenomeno è male gestito e lascia desiderare.
In effetti, nonostante la presenza strutturale degli immigrati e sebbene continuino ad arrivare ogni anni nuovi lavoratori, paradossalmente, assistiamo oramai da anni, ad un palese immobilismo della classe politica, immobilismo che lascia spazio alla gestione - di un fenomeno così complesso quale è quello dell’immigrazione - di tipo emergenziale e spontaneismo. Al posto di una politica finalizzata all’accoglienza, all’accompagnamento ed al pieno inserimento nella società, prevale l’adozione di provvedimenti legislativi che violano, non solo i valori fondanti della Costituzione Italiana, ma anche i Diritti Universali della Persona e dei Popoli, diritti promulgati dalle Nazioni Unite nel 1948. Infatti, il primo articolo della dichiarazione universale dei diritti umani recita “Tutti gli esseri umani nascono liberi e sono uguali in dignità e diritti…”.
L’inasprimento delle leggi sull’immigrazione è da imputare soprattutto all’orientamento di alcuni schieramenti politici che attuano una forma di chirurgia sociale e vedono nell’immigrato il capro espiatorio di tutti i mali del paese, specie alla vigilia delle campagne elettorali. L’esempio lampante è dato dal pacchetto sicurezza (in corso di approvazione in Parlamento) e guarda a caso, in procinto delle prossime elezioni europee previste per il mese di giugno 2009.
Naturalmente, ciò crea serie difficoltà, sia ai singoli immigrati nella vita di tutti i giorni, sia sul versante sociale con i cittadini autoctoni. E`in questo senso che sono in gioco alcuni importanti valori universali tra i quali: il riconoscimento delle culture altre, la concezione della diversità come un valore aggiunto (arricchimento culturale), la partecipazione attiva di tutti i cittadini nella costruzione e nello sviluppo di una società del futuro, di una società inter-etnica ed interculturale in continua e rapida trasformazione.
Come emerge da più parti, l’integrazione significa fare parte del sistema della società dove uno vive senza essere considerato cittadino di serie B. Integrazione significa inoltre, vivere in una società aperta dove è possibile coniugare i repertori culturali del Paese d’origine con quelli della società d’arrivo. Si può infine parlare d’integrazione in una società dove le seconde generazioni d’immigrati possono accedere alle stesse opportunità educative, formative e occupazionali dei loro coetanei autoctoni.
La Provincia di Bolzano avrebbe dovuto rappresnetare un contesto di maggiore integrazione degli immigrati in quanto, uno dei principi fondanti l’autonomia è proprio quello del rispetto delle culture altre anche se (ad oggi) ciò riguarda soltanto i tradizionali gruppi linguistici (tedesco, italiano e ladino). Assistiamo quindi all’analogo atteggiamento di chiusura che si osserva nel resto del paese. Anzi, segnaliamo il fatto che la Provincia di Bolzano si presenta con un serio ritardo sul tema dell’integrazione rispetto ad alcune regioni/province italiane che dispongono da diversi anni di orientamenti politici finalizzati all’integrazione dei nuovi cittadini. Non solo, nella realtà altoatesina, ci sono preoccupanti ed oggettive avvisaglie verso l’emanazione di normative volte ad ostacolare, a rendere ulteriormente macchinoso il percorso d’inserimento sociolavrativo degli immigrati.
È in virtù di questo sistematico scenario razzista e discriminante che la Rete dei Diritti dei Senza Voce ritiene indispensabile ed opportuno avviare – da subito - un’iniziativa finalizzata ad elaborare una bozza di legge sull’integrazione dei cittadini stranieri, proposta da sottoporre all’attenzione delle Istituzioni provinciali competenti. La produzione di tale documento verrà preceduta da un lavoro sul campo, ovvero, avverrà dal basso e comprenderà, oltre ai diretti interessati, tutti gli attori istituzionali implicati a vario titolo con il fenomeno immigrazione.
Più concretamente, verranno svolti incontri di discussione (socializzazione) - nei vari comuni della Provincia di Bolzano - sul tema dell’integrazione dei cittadini stranieri con: le opinion leader delle associazioni nazionali degli immigrati, gli operatori dei servizi pubblici (i servizi sociali, gli uffici legati al mercato del lavoro, le confederazioni sindacali, l’edilizia agevolata, le consulte immigrati, ecc.) ed i professionisti del privato sociale (associazioni di mediazione interculturale, volontariato, Caritas, ecc.). Sottolineiamo il fatto che il lavoro di socializzazione/discussione interesserà tutti i tre gruppi linguistici della Provincia di Bolzano.
Siamo convinti che solo una discussione libera e partecipata (in maniera capillare) potrà fornire importanti elementi conoscitivi circa la condizione di vita degli immigrati nella sua complessità ed eterogeneità e nello stesso tempo, consentire la stesura di una proposta realistica ed ampiamente condivisa dalla società sul tema dell’integrazione dei nuovi cittadini nella Provincia di Bolzano.
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LA PROPOSTA DI LEGGE DI FERNANDO. Si tratta di un documento preliminare, con impostazione condivisibile. L’ultima parte operativa si muove sulla linea proposta da Salvatore: presentare una bozza generale alla discussione e alla consultazione di diversi soggetti, tra cui molti istituzionali. Mio dubbio: si tratta di una strada più adatta a una ripartizione provinciale che non a un movimento di base come la rete. Rischia di essere un percorso dispersivo che alla fine non dà frutti, Infatti, la rete è appunto un movimento e non un assessorato che va a consultare comuni e comprensori ecc… Il mio consiglio: aggiungere l’elenco dei capitoli con i titoli delle materie che una legge per l’integrazione dovrebbe trattare. La legge della Toscana può essere un modello.
RispondiEliminaRiccardo
la bozza di Fernando mi sembra vada nella direzione giusta, almeno per quanto riguarda un primo inquadramento della problematica. Noterei soltanto che forse non è completamente corretto affermare che i lavoratori stranieri sono chiamati e voluti dallo Stato, in quanto in realtà è l'economia privata che ne ha bisogno. Ma questo aprirebbe un lungo discorso (che non possiamo fare qui) sulle contraddizioni fra politica, economia privata ed opinione pubblica nella gestione dell'immigrazione, che poi è il nodo principale nel quale ci dibattiamo.
RispondiEliminaPaolo