lunedì 20 luglio 2009

Maria Concetta scrive

Il documento politico che sarà la base per la legge provinciale credo debba anche contenere il principio/modello di integrazione degli alunni stranieri nelle scuole della provincia secondo le linee definite dai centri linguistici.
Si adotta un modello di integrazione (come in molti paesi europei) e non di separazione (come vorrebbe la Lega) è questo è *il principio fondante*.Non un modello compensativo (che vuol dire in termini semplici lo straniero non è come noi e bisogna fare in modo che lo diventi...) ma si procede con l' inserimento degli alunni nelle classi comuni con contemporanei interventi di sostegno linguistico in orario scolastico.*Un altro principio* è l'educazione interculturale rivolta a tutti e quindi l'adozione di una pedagogia delle differenze e dei punti di vista che educhi le persone ad una società inclusiva e plurale.

Un altro punto che deve stare in evidenza nel documento politico è il tema delle seconde generazioni.

La "generazione in bilico" figlia delle migrazioni, cresciuta o nata nel nostro paese si trova a vivere tra modelli culturali differenti e deve definire un proprio percorso identitario non facile.
Se si accetta di definire come seconda generazione non solo le persone con cittadinanza non italiana nate in Italia ma anche quelle che nel nostro paese hanno avuto un consistente periodo di scolarizzazione, la situazione nelle scuole della nostra provincia è la seguente.
Secondo i dati a disposizione dei Centri linguistici su 3916 stranieri che nell’anno 2008-09 sono iscritti nelle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie in lingua italiana, 2773 (70.8%) sono nel sistema scolastico da almeno 4 anni (nella scuola tedesca su un totale di 2437 ve ne sono 1940). Si può ipotizzare, similmente ad altre realtà, che molti di questi alunni siano qui fin dall’asilo oppure siano nati in Italia.
Sto seguendo un progetto intitolato "Top Cross 2G" in collaborazione con l'Azienda dei servizi sociali di Bolzano e l'associazione Donne Nissà rivolto alle seconde generazioni che prevede un laboratorio teatrale e un'azione di formazione di tutor per aiutare i nuovi arrivati e ho avuto occasione di conoscere le buone prassi seguite dai Comuni di Torino, Bologna, Reggio Emilia.
Le 2G sono uno dei nodi del cambiamento della società di accoglienza che non deve essere affrontato sempre in termini di disagio.
Ci vogliono impegni importanti da parte delle istituzioni e interventi concreti a sostegno di una progressiva partecipazione di questi nuovi cittadini alla vita della nostra comunità in modo che siano direttamente protagonosti dell' integrazione.

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